torta paradiso SENZA BURRO, SENZA OLIO, SENZA LATTE, SENZA LIEVITO
Ditemi che sono una sentimentale, ma io mia nonna non l’ho
mai conosciuta e di lei mi restano pochissimi ricordi. So pochissimo, e quello che so di lei non lo scriverò certo qua, non sarebbe giusto, me lo
tengo nel cuore. E' il mio passato, la mia storia personale. Ma una cosa posso
dirvela: tutti, ma proprio tutti coloro i quali l’hanno conosciuta dicono che mia
nonna era una grande cuoca. La migliore.
Mia nonna Sarina amava moltissimo cucinare. Aveva un forno a
legna con accanto i focolai in muratura, posti nel piano semi interrato di casa, dove ogni
settimana cuoceva il pane con la semola di rimacino, quella pesante, che si usa in Sicilia. E faceva
le pagnotte che, piuttosto serrate e umide, duravano per tanti giorni. Il classico pane
antico, quello dei poveri. I suoi in effetti non erano tempi facili.
Mia nonna Sarina dunque era una brava cuoca. A Natale e per tutte
le ricorrenze festive stava sette giorni in cucina, da sola, preparava tutto
lei per decine e decine di persone che si riunivano per intere giornate nella
villa della Piana dei Colli, a Palermo, dove mia nonna viveva con suo padre, le
sue vecchie zie e i suoi piccoli bambini.
Purtroppo io non ho il piacere di conservare oggetti che le siano appartenuti, né tanto meno quelli fatti dalle sue
mani che, a quanto pare, sapevano anche ricamare molto bene. Ho una bellissima
fotografia (anzi, ho la scansione, non l’originale) dove mia nonna,
timidissima e poco propensa a mettersi in mostra, si era lasciata fotografare
accanto ad un lino bianchissimo. Un suo lavoro di cui evidentemente andava
orgogliosa. Era ancora giovanissima, con i capelli scuri e folti, simili ai miei, e lunghissimi. Sciolti
sulle spalle. Aveva una maglietta a righe, molto casual (cosa strana per il periodo). Erano gli
anni ’20 e lei ancora doveva sposarsi e quella foto probabilmente faceva parte
del suo corredo. Purtroppo tutte le sue cose (di nessun valore se non affettivo), quelle che stavano dentro il suo cassetto privato, le possiedono dei miei parenti dal cuore duro, che non hanno alcuna intenzione di
restituirle ai veri e soli legittimi eredi. Mio padre e suo fratello, i figli di
Sarina.
Io, di mia nonna ho solamente una pentola. Bellissima, per
me. Un tegame molto grosso in alluminio con manico lungo. Vecchissimo. Questo tegame mi ha
insegnato a cucinare, ho imparato guardando mio padre, altrettanto bravo quanto lei, e pensando a mia
nonna e alle sue braccia forti con le quali, mi dicono, montava a neve decine di albumi per
fare i dolci. Io invece oggi uso le fruste elettriche o la planetaria. Non ho la sua
forza, lo so, ma ho lo stesso suo amore, anzi forse la sua passione per la cucina.
Nessuno sa dirmi cosa cucinava, quali erano le sue
pietanze, i suoi piatti forti o preferiti. Per fortuna però possiedo un’agenda, del 1951.
Era sua
e stranamente è giunta sino a me. È un’agenda anonima, non bella, di quelle che
l’Ina (Istituto nazionale assicurazioni) regalava una volta alle casalinghe per prendere appunti e leggere, giorno per
giorno, le ricette suggerite, quelle più in voga ai tempi, assieme ai messaggi
pubblicitari che iniziavano a martellare l’inconscio dei loro lettori. Ma mia
nonna in quell'agenda non ci aveva scritto su nulla, se non una piccola lista della spesa e poi basta.
Pagine bianche, pulite. L’ha conservata a lungo e intatta evidentemente perché
ci teneva. Lei non aveva libri di ricette, non poteva permetterseli. Questo
regalo dell’Ina era dunque molto prezioso.
A dirvi la verità, io non so se mia nonna abbia
mai fatto tutte quelle ricette o almeno una, questa è una mia fantasia, ma voglio
crederci. Custodisco gelosamente l'agenda ormai da decenni e
solamente oggi, per la prima volta, mi sono decisa a provare un dolce che avevo
già adocchiato quando avevo 18 anni (ahimè tanti anni or sono), ma non una cucina tutta mia: la Torta Paradiso... che bel nome...
Oggi dunque ho sfogliato le pagine fragili e ingiallite di
quell’agenda, sino ad arrivare al 28 giugno del 1951. Era giovedì e il menù del
giorno prevedeva, come dolce, proprio lei, la TORTA PARADISO.
L’ho provata, finalmente, seguendo la ricetta
scrupolosamente anche perché nasceva già senza glutine. Incredibile! Non ci avevo
fatto caso prima, quando mi aveva attratto e non sapevo il perché. Forse mia
nonna mi pensava. Sapeva che ne avrei avuto bisogno prima o poi, e me l’ha fatta
notare sin dalla prima volta in cui, ancora non esposta a questi moti nostalgici (probabilmente dovuti all'età che avanza!),
curiosavo a casaccio dentro la sua agenda.
Questa torta quindi, per me, è la torta di mia nonna Sarina, e nessuno potrà mai convincermi del contrario.
E, sappiatelo, non ha nulla a che vedere con la Torta Paradiso che va di moda oggi. Questo è un
sapore più antico, come il Pan di Spagna. A cui peraltro somiglia in tutto, tranne che è
molto, molto più soffice e leggera.
Vi lascio quindi la ricetta, con la fotografia dell’agenda di mia nonna.
Aperta al 28 giugno, un giovedì di molti anni fa. Io della ricetta non ho
cambiato assolutamente nulla, ho solo aggiunto la scorza grattugiata di mezzo
limone e non avendo lo zucchero vanigliato (zucchero a velo) ho frullato lo
zucchero normale sino a ridurlo in polvere e l’ho vanigliato con i semini di
una bacca. Per il resto è già scritto tutto là, ed è chiarissimo. Leggendo
anche voi dalla stessa pagina dell’agenda di mia nonna, in qualche modo, è come
se lei fosse ancora qua, con me, per aiutarci a preparare questa
meravigliosa semplicissima e leggera Torta Paradiso. Capirete, assaggiandola,
così come è successo a me, quali erano i sapori genuini di una volta.
si scioglie in bocca... e non si sbriciola |
TORTA PARADISO (ricetta
antica, fra parentesi le mie piccole variazioni)
Dosi (per una base da 8
porzioni, da farcire o gustare così)
"5 uova"
"200 g di zucchero vanigliato"
(o semplice zucchero a velo con i semini di una bacca di vaniglia)
"succo di limone"
(più
la scorza grattugiata di mezzo limone bio, mia aggiunta)
"100 g di fecola di patate"
“ Separate i tuorli dalle chiare d’uovo e mettete i primi in un recipiente insieme a due cucchiai di succo di limone e allo zucchero (compresa la vaniglia, se l’aggiungete come ho fatto io). Sbattete energicamente i tuorli con un cucchiaio di legno (io ho usato le fruste elettriche) e poi ponete il recipiente a bagnomaria* e continuate a sbattere (io sempre con le fruste elettriche ed in tutto ci son voluti 5 minuti circa) fin che il composto sarà ben montato e intiepidito (toccate col dito). Lasciatelo freddare (aggiungendo in questa fase la scorza grattugiata del limone) e a parte intanto montate le chiare a neve, poi unitele ai tuorli, mescolare (con una spatola, lentamente, dal basso verso l’alto per non smontarli) e aggiungetevi a pioggia la fecola (setacciata), amalgamando tutto con molta delicatezza. Imburrate uno stampo alto e non troppo largo (diciamo di cm 20 di base per cm 6 di altezza, il mio era poco più stretto ed è uscito troppo fuori), spolverizzatelo di farina (di riso fine) e versatevi il composto che farete cuocere in forno di moderato calore (io ventilato pre riscaldato a 150°C per 40-45 minuti, oppure si può fare in forno statico - resistenza sopra e sotto - pre riscaldato a 170°C, o meno se il vostro forno è forte, per 45 minuti circa. Fate la prova stecchino dopo il 40°, ogni forno è una storia a sé)”
Una nota in più sul bagnomaria, perché i chiarimenti non fanno mai male. Poco fa una mia amica sulla pagina Facebook mi ha chiesto se l'acqua doveva bollire o meno... ed io le ho risposto esattamente con queste parole (chissà che non possano essere utili anche a voi): "bella domanda! anche io me lo sono chiesta, poiché nel ricettario/agenda non c'era scritto. Allora ho fatto così: l'acqua nella pentola stava appena iniziando a fare le prime bollicine da sotto, quindi stava per bollire, la fiamma era medio bassa, quindi ho messo dentro l'acqua il pentolino con le uova, già sbattute un minutino per amalgamarle al limone e alla vaniglia, e poi ho continuato a sbatterle (col frullino elettrico a due fruste) per circa 5 minuti, stando attenta a prendere l'impasto attaccato ai bordi, se no col calore rischia di cuocere.... quando era tiepido (un po' più caldo della mia mano, ma io ho le mani fredde) l'ho sceso. Era denso e con tante bollicine, ma non troppo spumoso..."
Altro dettaglio che non fa male ricordare: è bene montare prima i tuorli con lo zucchero a bagnomaria e farli ben raffreddare. Solamente quando la montata di tuorli e zucchero sarà ben fredda, montare anche gli albumi a neve (volendo, potete aggiungere la punta di un cucchiaino di cremor tartaro, per stabilizzarli meglio, ma non è indispensabile). Questo perché gli albumi, nell'attesa potrebbero cominciare a smontarsi e al contatto con i tuorli, se questi dovessero essere ancora tiepidi, rischierebbero di liquefarsi o comunque perdere molta dell'aria incorporata. Quindi procedete con calma, prima i tuorli, poi, a temperatura fredda, gli albumi.
Se volete fare una torta più grande, potete aggiungere per ogni uovo in più 20 grammi di fecola e 40 g di zucchero. Ad esempio: 6 uova, 240 g di zucchero, 120 g di fecola, e così via…
la prova schiacciamento, potete ammaccarla sino in fondo ... è morbida come una spugna, soffice come una nuvola |
io oggi l'ho tagliata a metà (da fredda) e farcita con panna montata, senza bagnarla, non ce n'è bisogno! Poi ho rivestito i bordi con pochissima panna, con una spatola liscia e poi con una dentata, che fa le righe aggiustando le imperfezioni. Sopra, per mantenere l'aspetto origine della Paradiso, l'ho solamente spolverata con tanto zucchero a velo e decorata con fragoline, fragole e scaglie di cioccolato bianco, e polvere di pistacchio...
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Baci, Bimba Pimba
Evviva la tua Nonna
RispondiEliminaEvviva anche a te
Leggere la storia di tua nonna è stato commovente, per me che sono siciliana ancora di più, sei insuperabile e grazie di cuore per condividere con noi le tue preziose ricette
RispondiEliminaAnche la mia adorata nonna si chiama Sarina.. grazie per questa ricetta e per aver condiviso questa storia e ricetta con noi.. adesso sarà ancora più speciale prepararla❤️ la proverò al più presto 😊 grazie 😘
RispondiEliminaGrazie x aver condiviso la storia di tua nonna.....ogni famiglia ha la sua pecora nera
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